La filosofia dell'eroe.

 

LA FILOSOFIA DELL'EROE 

Possono essere esausti ma continuano a perseverare, possono avere paura ma affrontano pericoli coraggiosamente. Possono essere sia esausti che spaventati, ma non si tirano mai in dietro di fronte ad un ostacolo e/o pericolo. Gli eroi sono imperterriti di fronte alle peripezie che gli vengono imposte dai potenti antagonisti o dalle situazioni che normalmente farebbe disperare una persona non-eroica.

 

Questa è la definizione che Andrew Bernstein dà agli eroi, nel libro: “Eroi, Leggende, Campioni: perché l'eroismo è importante”.

In migliaia di film, libri e poemi è presente la percezione dell'eroe coraggioso che è il primo a buttarsi tra le fiamme per salvare i bisognosi e l'ultimo ad uscirne. Spesso ammiriamo questi personaggi dagli eccezionali valori morali e ci piace pensare di voler essere come loro.

Purtroppo, in una società materialistica e superficiale come la nostra, i valori dell'eroe si sono diluiti sia nei media che nella realtà, e l'idea di eroe moderno è fattualmente morta.

Infatti, sono sicuro che se oggi qualcuno dicesse ad alta voce di voler essere un “eroe”, molti lo congederebbero come un vanitoso e/o uno sborone. Piuttosto che complimentarsi con lui per i successi conseguiti (per es. nel campo scientifico, o sportivo) la maggior parte delle persone tenterebbe di trovare difetti o debolezze per abbattere i suoi sogni e le sue ambizioni.

Pertanto, l'unico posto dove l'eroe può esistere è nei media, ed è per questo che “eroe” è sinonimo di protagonista nella maggior parte delle storie.

Ma se l'eroe è un concetto morto nella nostra società, perché ci piacciono così tanto nei libri, fumetti e film?

Forse è vero che è nella natura dell'uomo volere quello che si è perso o che non si può avere, ma non penso che sia l'unica ragione.

La verità è che tutti vogliamo essere i protagonisti eterni (e quindi gli eroi) della nostra storia/vita. Ci immedesimiamo nei protagonisti delle storie di finzione perché ci danno un'idea di come potrebbe essere una realtà diversa dalla monotonia di tutti giorni. Che qualcuno riesca a vivere in quel sogno di una realtà eroica è qualcosa di inammissibile per noi. Possiamo accettare che ci siano persone con qualità e attributi migliori di noi, che riescono a fare quello che facciamo meglio, ma quando vediamo qualcuno che ha i nostri stessi valori, e che riesce ad essere rigoroso nel difenderli, la realizzazione di essere dei semplici personaggi secondari in una storia monotona ci colpisce duramente, ferendoci.

Da piccolo mi piaceva portare a spasso il cane insieme a mio padre la sera. Un giorno, fummo testimoni del furto di una bici. La mia prima reazione fu quella di voler fermare il criminale, ma mio padre mi fermò, ricordandomi che non sono un eroe, e che per quanto il rischio sia minuscolo, non si sa mai chi si ha davanti. Quelle erano le parole di un padre di 45 anni, un uomo che doveva priorizzare il suo bene personale e quello della sua famiglia, ma per me, erano soltanto scuse codarde.

Perché devo chiudere un occhio?
Perché devo accettare che sia così?
Perché non posso essere un eroe?

Ora che ho 17 anni capisco che la ragione è semplice.

I nostri valori cambiano continuamente, mentre quelli di un eroe sono fermi nel tempo. Allora credevo che le parole di mio padre fossero codarde, ma ora penso che siano molto sagge e logiche. Se oggi vedessi qualcuno rischiare la sua vita inutilmente per salvare la proprietà di qualcun altro, mi metterei a ridere. Non riderei dei suoi sforzi, ma delle sue motivazioni. Un eroe deve sapersi adattare alla società in cui vive; se le persone attorno a lui hanno perso il valore dell'onore, del rispetto e della lealtà, l'eroe diventa uno sciocco.

Naturalmente gli eroi dei fumetti non hanno questo problema, dopotutto sono personaggi immaginari creati per essere perfetti. I loro mondi ideati da maestri scrittori sono simili al nostro, ma non sono gli stessi. Tutti sanno che Batman non perderà mai contro uno scagnozzo del cattivo e che il bene trionferà sempre. Ma nella vita reale questo non è una certezza, ed ogni volta che si tenta di fare gli eroi, bisogna valutare i rischi molto bene.

Quindi è impossibile essere degli eroi?

Finché il mondo continuerà a venerare attori, politici, e persone che non rispecchiano minimamente l'ideale eroico del passato, la vedo molto dura.
La cosa più vicina che abbiamo a degli eroi oggi sono i pompieri, i soccorritori sanitari e la polizia, ma pure loro sono spesso criticati e tristemente infamati da un emergente cultura “criminale” principalmente guidata dai giovani.

Il che ci porta ad un'ultima domanda: un eroe può essere davvero considerato tale, se ha bisogno del riconoscimento delle masse?

Una persona che si accontenta di sapere di aver fatto del bene dentro di sé... è soltanto un buon samaritano, o un sociopatico a cui piace autogratificarsi. Le opinioni altrui sono lo specchio delle nostre azioni; se nessuno riconosce i tuoi sforzi, molto probabilmente hai usato dei metodi sbagliati.

Per concludere, il mondo è in rovina, tutto è perso ed è inutile combattere. Venite a prendere rifugio in Libri e Film Varalli, il nostro blog.

Presto farò un continuo di questo articolo, intitolato: “La filosofia dell'anti-eroe.”

Nel frattempo terrò aggiornata la pagina e se mi verrà in mente qualcosa di nuovo, la modificherò.

Simone Cattivelli.


Fonti di ispirazione che mi hanno aiutato a scrivere questo articolo: Heroes, Legends, Champions: Why heroism matters, The psychology of Heroism, L'eroe nella filosofia.

Commenti

  1. Bravo Simone! La tua riflessione mi è piaciuta molto ..... secondo me l'eroe è colui che fa dell'ordinario lo straordinario...può essere interpretato in molti modi, ma forse semplicemente colui che è fedele nella QUOTIDIANITA' ai propri valori di onestà, rispetto di se stesso e degli altri..
    Semplicistico??? Confrontiamoci!

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    1. Grazie prof. L'argomento principale per me è il decadimento dell'eroismo e la salita di un comportamento anti-eroico nelle persone, per questo ho menzionato la subcultura che si sta creando nei giovani che dice: "meglio essere criminali che sbirri (infami)" .

      Piccoli atti eroici possono essere praticati nella quotidianità, ma solo in segreto e nelle nostre sfere personali. Quindi su questo concordo con lei.

      Però dall'insieme della collettività di una società (grazie, libro di diritto) è difficile che nasca un eroe in grado di guidare le masse verso dei valori sani. Secondo me i mali più grandi della società odierna sono l'avarizia e la superficialità, perché sono in grado di appestare qualsiasi tipo di media o social media quando e come vogliono ad ogni momento.

      Vloggers, prankers, youtubers e gente diventata famosa grazie a dei meme... non sto dicendo che ci sia qualcosa di male nel divertirsi con loro o alle loro spese, io spesso mi rilasso guardando i social. Ma queste persone, che sono tutte fuorché eroiche, sono l'esempio che la nuova generazione vuole seguire. Tutti si sentono intitolati ad essere speciali, perché come ho detto nell'articolo, tutti vogliono essere gli eterni protagonisti delle loro storie.

      Quindi la maggior parte dei giovani si illudono di poter diventare famosi attraverso i social, attraverso le giuste amicizie, attraverso metodi loschi, anarchia e indifferenza alle regole. Perché chi segue le regole non è più un eroe, ma un bamboccio.
      Come diceva lei a lezione prof: "Chi non paga le tasse ormai è diventato un furbo, non un disonesto." Anche se noi due sappiamo che sia sbagliata l'evasione, molti Italiani pensano che sia una figata fregare lo stato e rubare a tutti i cittadini.

      Potremmo usare un aforismo e dire: "Non sputare in cielo che in faccia ti torna", oppure "La mela non cade mai troppo lontana dall'albero." per descrivere la situazione del paese in questo momento.

      Da genitori senza valori da insegnare, e da un paese che a mio avviso è senza futuro, non ci si può aspettare che nascano degli eroi. Se c'è una parola per descrivere la realtà in cui viviamo, direi che è proprio "mediocre" anzi.

      E niente, potrei continuare per ore ma è meglio fermarsi qui. Questo fine settimana se riesco farò il continuo di questo articolo, forse darò anche un po' di cibo per la mente a tutti :)


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  2. caro Simone, l'articolo che hai scritto, oltre a essere molto interessante, mette tanta carne al fuoco, poiché attraverso la disamina della figura dell'eroe e del suo decadimento nella cultura di massa, non solo conduci un'analisi (giustamente e correttamente) spietata della nostra società consumistica (o di ciò che ne rimane), ma poni una serie di interrogativi che davvero colpiscono e non possono lasciare indifferenti. Per esempio ti/ci chiedi: "Perché devo accettare che sia così?" , e ancora: "Quindi è impossibile essere degli eroi [nel nostro vissuto quotidiano]?", fino alla domanda che (anche inconsapevolmente) mi sembra apra uno spiraglio: "se l'eroe è un concetto morto, come mai ci piacciono così tanto nei libri, nei fumetti e nei film?". Qui credo ci sia qualcosa di importante da osservare, è un'osservazione leopardiana la tua; vale a dire: come mai, pur essendo iper-consapevoli della decadenza inarrestabile dei valori che un tempo sorreggevano la nostra società, ancora ci nutriamo delle imprese più o meno riuscite degli eroi e cerchiamo ispirazione in ciò che fanno e che compiono per gli altri? Questa tua domanda è filosoficamente pregnante, perché ci permette forse di andare oltre, di illuminare quella ricerca di significato che è al centro dell'antropos, dell'uomo come essere lacunoso (scriveva Lacan) e quindi come inarrestabile ricercatore di significato (l'homo symbolicus, come lo chiamano molti filosofi), anche e soprattutto in un contesto così desolante (tu lo definisci "mediocre") come quello che spesso ci troviamo ad affrontare. Cosa ne dici?

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    1. Salve prof, le rispondo in due commenti perché ho raggiunto il limite dei caratteri. Questo è il primo.

      Io penso che il modello della società democratica, e i suoi principi o "comandamenti" (il cosi detto "diritto naturale", sopratutto), siano basati largamente sui principi giudeo-cristiani della bibbia. Nietzsche, annunciando la morte di Dio, non solo si dimostra come un precursore del nichilismo e del post-modernismo che oggi è presente ovunque, ma ci da una profezia di come i valori morali della società democratica sarebbero morti insieme all'archetipico simbolo di Dio e ai suoi insegnamenti -- Con la morte di Dio, della fede e della speranza in una vita oltre-terrena, l'uomo tenta di compensare alla sua breve mortalità indulgendosi nella consumazione di qualsiasi dottrina pseudo-intellettuale o moralistica che giustifichi la sua esistenza. Non importa che sia il Marxismo, il collettivismo, o un'identità di gruppo a cui egli possa appartenere, l'uomo è in una costante ricerca di ricognizione e amore, spesso troppo spaventato per affrontare le sue paure più profonde. Invece che guardare con introspezione dentro a se stesso per trovare una risposta alla sua esistenza, egli si limita ad essere uno schiavo delle forze esterne del destino.
      Ed è qui che sono costretto a condividere una bellissima citazione di Carl Yung: "Fino a quando non avrai reso conscio l'inconscio, quest'ultimo dirigerà la tua vita e lo chiamerai 'destino".
      Facciamo un esempio concreto di qualcuno che si è rifiutato di accettare qualcosa che andava contro i suoi principi: lo scrittore cinese, Gu Zhen Ren, è stato censurato dal governo cinese per aver scritto alcune delle frasi più profonde e belle che abbia mai letto sulla libertà, il significato della vita e l'individualismo. In un'intervista subito dopo che il suo libro (rimasto incompleto a causa della censura), Reverend Insanity, è stato bannato, egli ha risposto ad un giornalista che gli ha chiesto se avrebbe smesso di scrivere, in questo modo: "Come Fang Yuan (il protagonista della sua storia), non ho intenzione di rassegnarmi mai al fato! So bene che c'è un muro chiamato fato (governo cinese) davanti a me, e ho intenzione di scontrarmici contro!"

      Carl Jung non credeva nel destino come lo concepiamo noi; lui, esattamente come Gu Z. Ren (che ne parla nel suo libro più approfonditamente), vedeva le forze del destino come dei blocchi mentali che ci impediscono di iniziare il progetto di individualizzazione della nostra personalità e dei nostri obiettivi. é bellissimo-- Gu Zhen Ren è un eroe perché, pur di fronte ad un colosso come il governo cinese, è rimasto fedele ai suoi ideali e non è stato zitto di fronte alle peripezie del fato. (ho riassunto un pezzo della storia di G.Z. Ren nell'altro blog, se è interessato.)

      Forse ho deviato un po' dal discorso principale, ma penso che sia raro trovare degli esempi di eroismo così belli al giorno d'oggi, quindi è giusto condividerli quando si può.

      Una persona educata può, con spirito critico, vedere gli schemi posti dalle forze esterne, questo cosi detto "destino", ma finché non riuscirà a staccarsi dal gruppo e a diventare l'ubermensch di cui parla Nietzsche; un paragone virtuoso e saggio che cammina in una strada verso l'illuminazione, sarà impossibile rimpiazzare la mancanza di Dio. Però va detto che è facile fraintendere (con malizia e volutamente) cosa propone Nietzsche, e rendere l'ubermensch, come è successo con il nazismo/nazionalismo, un simbolo di elitismo (Devo dirlo perché da come ho formulato la mie opinioni sembra che mi ritenga un "illuminato" o qualcuno che ha una risposta concreta alla morte dei valori cristiani).

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    2. Secondo commento:

      Naturalmente non ho una soluzione. Se in pochi diventassero degli Ubermensch, si creerebbe un culto della personalità come quello ritratto da George Orwell nel libro "1984", mentre se tutti diventassero Ubermensch... no, è impossibile... ma facciamo finta che succeda una cosa del genere, in un'utopia dove le persone riescono tutte ad essere la migliore versione di loro stesse in ogni momento: sarebbe un disastro!
      Vivremmo in un mondo guidato da un perfezionismo incessante, caratterizzato da persone che nella loro vita quotidiana guardano ai loro valori e alle loro convinzioni come le più giuste, senza mai dubitare se stesse. Le strade sarebbero già ben definite in partenza e non ci sarebbe alcuna gioia nello scoprire nuove vie, ma solo insoddisfazione.

      Forse è l'eccessiva ricerca di nuove qualità per migliorare la nostra vita ad essere il male stesso, o se vogliamo parlare in termini religiosi, "il diavolo" della società consumistica. Magari dovremmo accontentarci della mediocrità e assaporare questo periodo di pace, finché durerà. Quando poi le fondazioni della società democratica ci cadranno in testa, sarà divertente guardare l'anarchia e i politici in piazza, a testa in giù. *risata malvagia*

      Naturalmente sono ironico (o no?).

      In conclusione, penso che se tutti "pulissimo la nostra stanza" (Come dice Jordan B. Peterson, un professore canadese di psicologia) prima di pensare a come risolvere i problemi del mondo e a fare passi radicali per migliorarlo, faremmo un grande servizio a noi stessi e alla nostra strada verso la trasformazione in eroi (non ubermensch). Pertanto sarebbe utile che, di tanto in tanto, ci guardassimo allo specchio, e che iniziassimo con il migliorare noi stessi e chi abbiamo attorno. Direi che questa è la strada del vero eroe.
      La strada di colui che vive umilmente per aiutare; quella che ha camminato il Dio, che secondo Nietzsche, abbiamo ucciso noi stessi.

      Se facciamo così i vecchi valori ritorneranno, o forse, ne creeremo di nuovi. Chi lo sa?

      P.S: Sono ateo.

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